La Rosa è un genere noto, ampio - oltre 30.000 varietà - e multiforme, una pianta dalla crescita generosa che spesso corrisponde a una fioritura altrettanto copiosa, per cui non c’è da stupirsi se la sua manutenzione - e in particolare la potatura - rappresenta un argomento ricco e potenzialmente inesauribile. Tuttavia è possibile individuare alcuni principi di base a cui attenerci, che poi andranno integrati con l’esperienza e la ricerca di informazioni sulle singole specie.
Intanto assicuriamoci che gli strumenti siano affilati e puliti: disinfettarli con alcol o sterilizzarli con il fuoco può essere una buona idea. Oltre alle normali cesoie può servire un tronchese per i rami vecchi e uno svettatoio che permetta di raggiungere i getti più lontani senza trafiggersi ovunque. Munirsi inoltre di guanti, se possibile specifici, più resistenti degli altri, perché le spine non scherzano.
Il periodo migliore si colloca nella maggior parte dei casi tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, quando il rischio di gelate è ragionevolmente basso e la pianta ci segnala di essere pronta attraverso il rigonfiamento delle gemme e la comparsa dei primi nuovi getti, solitamente con le foglie tendenti al rosso. Questo momento dell’anno è indicato soprattutto per le rose che fioriscono sulla nuova vegetazione, invece per quelle che fioriscono sui rami vecchi è sempre preferibile agire dopo la fioritura.
I tagli vanno effettuati con un’inclinazione di 45∘, circa mezzo centimetro sopra una gemma sana, rivolta verso l’esterno (di conseguenza l’inclinazione del taglio sarà rivolta verso l’interno). In questo modo le energie della pianta si concentreranno in questi nuovi getti e il cespuglio si svilupperà in larghezza favorendo un miglior ricircolo dell’aria nella parte centrale. L’inclinazione del taglio serve a evitare ristagni d’acqua, forieri di infezioni e malattie fungine. Scopri come potare qui!
Rami secchi, fiori appassiti e polloni vanno eliminati in qualsiasi periodo dell’anno, per evitare che la Rosa disperda le sue forze e rischi di ammalarsi. Insieme ai fiori appassiti di solito si recide l’ultima parte del ramo che li sostiene (circa cinque foglie), mentre i polloni (getti che spuntano dal terreno, quindi direttamente dalle radici, che spesso sono di un’altra specie rispetto alla Rosa che stiamo coltivando) vanno tagliati il più in basso possibile.
Se la pianta è così ripulita è più facile procedere con la potatura dei rami sani. Per prima cosa conviene tagliare quelli più piccoli e deboli, soprattutto se sono rivolti verso la parte centrale del cespuglio. In seguito si riducono quelli più robusti, tenendo in considerazione che dalle gemme partiranno i nuovi rami fioriti, per cui è possibile farsi un’idea della forma che assumerà il cespuglio.
Nella figura, in ordine, i rami da tagliare. Si inizia dai rami secchi, deboli, malati, dai succhioni che sono facilmente riconoscibili perché partono dalla base dell’arbusto o dalle radici, spuntando dalla terra in prossimità della base.
Importante procedere prima a questa potatura di pulizia perché renderà il tutto più chiaro. Finito di ripulire, il consiglio è allontanarsi un paio di metri dalla pianta ed osservarla. Perché i prossimi tagli serviranno a definirne la forma e la bellezza nell’insieme.
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Importantissima la qualità dei tagli e quindi dello strumento che si utilizza per farli: pulito ed affilato.
Guanti per non pungersi. Sapevate che le spine delle rose possono essere molto pericolose e portare il tetano?
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